Roma nel XVII secolo


Il discorso che affronteremo inquadra una situazione architettonica diversa rispetto a quella umanistica delle origini, nel senso che siamo in un momento in cui dal punto di vista professionale l’architetto ha acquisito consapevolezza della propria capacità, dal punto di vista della formazione si possono immaginare delle scuole di architettura che segnano i diversi artisti che lavorano sopratutto a Roma nel XVII secolo, artisti che hanno un comune modo di approcciarsi alla progettazione architettonica che è di continuità rispetto a quello che abbiamo visto nell’epoca umanista, ma nello stesso tempo di rottura. 
L’adesione al linguaggio architettonico antico è una adesione di rivisitazione e di critica (nel senso che gli architetti hanno un’atteggiamento di revisione di quello che è un linguaggio antico), si assiste ad un vero e proprio momento di critica a quello che il modo di intendere il linguaggio antico, per cui non viene utilizzato nella sua interezza ma ne vengono estrapolate della parti che vengono impiegati in una progettazione architettonica che può essere anche molto distante da quelli che sono i dettami dell’architettura antica. Si tratta di un linguaggio che si viene a caricare di ulteriori strumenti, ossia l’architettura non è la sola ad essere preponderante in una costruzione ma alla costruzione di un’edificio concorrono tutta una serie di arti, quindi l’architettura è allo stesso livello della pittura, della scultura e dell’arte dello stucco (come nel romanico), il linguaggio architettonico antico ormai non viene utilizzato isolatamente ma ad esso vengono associati altri linguaggi, come quello scultoreo, pittorico e dello stucco.
Elemento fondamentale della nuova progettazione architettonica basata su un concerto di tutte le altre arti (come accade nel romanico in cui tutte le arti sono utilizzate per definire l’architettura), nel senso che nel 700 romano tutte le arti ritornano a definire l’architettura, la quale non è più l’architettura materiale e costruita ma è ampliata e modificata da tutta una serie di arti, come lo stucco. 
Questa è un’epoca in cui la finzione fa parte della stessa cultura, perciò anche l’architettura cerca di utilizzare questo nuovo modo di esprimersi per cui la necessità di esprimere cose che non sono presenti in quella stessa architettura (attraverso l’ausilio delle altre arti), la luce è un nuovo elemento fondamentale ed imprescindibile, vedremo come Borromini utilizzerà la luce parte integrante dell’architettura.
Il termine barocco nasce nel 1698 nel dizionario dell’accademia e definisce barocco “perla dalla forma irregolare”, proprio perché architettura ormai è un concerto di arti, e siccome bisogna creare degli spazi che non sono tangenti e concreti, si arriva a definire questi spazi architettonici con delle forme nuove (l’elemento curvilineo, la pianta centrale che può essere circolare od ovale, l’utilizzo di forme alternativamente concave e convesse) che contribuiscono a dare alla luce maggiori vibrazioni; si assiste anche all’esasperazione delle decorazioni stesse, alla ricerca non solo della finzione di spazi architettonici, ma anche l’esaltazione della luce sarà una delle prerogative di quest’epoca. Prima era stato visto come una mera esercitazione di tipo formale, che esasperava alcune caratteristiche per ampliare il concetto della spazialità.
La Roma del XVII secolo è il luogo di queste sperimentazioni che influenzeranno sopratutto gran parte dell’europa del nord ed in questi luoghi avrà la sua maggiore fortuna, i maggiori protagonisti sono Bernini, Borromini e Pietro da Cortona (le architetture rispecchiano in maniera chiara quello detto fino ad ora).

1 commento:

  1. Ciao, avrei piacere di scambiare qualche parola in privato. Il mio indirizzo mail è mtilesi@remax.it. Mi mandi una mail su cui posso scriverti?
    Ciao

    marco

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