Facciata della chiesa di Santa Trinita (1592-1594)


Un altro intervento abbastanza destabilizzante da parte di Bernardo Bontalenti è la realizzazione della facciata della chiesa di Santa Trinita; come la maggior parte delle chiese fiorentine non aveva una facciata imponente, in questo caso Ferdinando ordinò a Bernardo di costruire una facciata degna della capitale di un granducato e nella esecuzione di questa facciata vediamo come da parte dell'architetto ormai non c'è più reverenza verso l'architettura preesistente e neanche adeguamento, ma c'è una prevaricazione della progettazione architettonica sul costruito, infatti nella costruzione di questa facciata l'architetto non tiene quasi in alcun conto l'esistenza dell'architettura precede. Questo lo capiamo in maniera molto evidente dal l’oculo centrale (si vede infatti che l’oculo della facciata di Bernardo si trova in una posizione molto più alta di quello della originale chiesa, per rispettare dei vincoli proporzionali), allo stesso modo siccome immaginava certo tipo di facciata che degradasse progressivamente i lati, Bernardo inserisce una sorta di ulteriore navata laterale che in realtà non esiste (perché di fatto la chiesa a tre sole navate).

Tuttavia in questa chiesa Bernardo sembra ancora aderire ai canoni dell'architettura classica, perché fondamentalmente non gli contesta, infatti si tratta di una chiesa nella quale viene adottata la soluzione della voluta (introdotta da Alberti di Santa Maria novella) e abbiamo l'adozione di un ordine (che è composito ma molto rielaborato), però possiamo dire cha massimamente questa architettura rientra nei canoni classici anche se sono presenti dei momenti di supremazia del progetto nuovo rispetto alla preesistente, che in questo caso viene presentata in maniera molto sfacciata, senza neanche tentare di nascondere il problema (come succede nella scala interna progettata da Bernardo, che venne però costruita in un’altra chiesa, dove ci si ispira ad un elemento naturale, non si ha quindi più riverenza per l’antico).

Uffizi, Porta delle Suppliche (1580 ca.)


In questo piccolo episodio architettonico è presente tutto il modo di intendere l'architettura in questo momento a Firenze, infatti il timpano dell'arco è spezzato e rigirato, addirittura nel punto di incontro dei due semiarchi si interpone il busto di Cosimo I, dietro il quale si trova una piccola apertura che permette alla luce di entrare che viene definita finestra lucifera. L’architrave invece è risolta in maniera classica.

Villa Medici a Pratolino (1569-1575)


Era una delle tante ville che i medici possedevano nel contado fiorentino, si tratta di una villa anomala rispetto a quelle che abbiamo visto fino ad ora, perché pur essendo una villa che si colloca all'interno di un paesaggio molto ampio e una villa che in qualche modo nega l'esistenza dello stesso paesaggio perché costruttivamente si tratta di un edificio chiuso che si affaccia al giardino solo attraverso le sue aperture (quindi non ci sono logge o ali che abbracciano il paesaggio attorno). Si poggia anche lei su di un basamento che però non media in alcun modo il rapporto tra il territorio dell'edificio ed in maniera contrastante il giardino è una ulteriore evoluzione della progettazione architettonica di palazzo Pitti, perché oltre agli spazi verdi (progettati in maniera ancora di più sofisticata) in questo caso anche l'acqua entra per la prima volta a far parte di questo tipo di progettazione architettonica, per cui si immaginano una serie di grandi cascate artificiali che vanno ad inserirsi all'interno di questa progettazione verde (in qualche modo l’architettura verde doveva costituire una sorpresa una volta usciti da un'architettura chiusa e compatta, quasi claustrofobica, questa progettazione ispirerà i progettisti francesi nelle regge).

Bernardo Buontalenti

Nasce come pittore è forse il più eclettico dei tre ed è inoltre quello che rappresenta la contestazione di questi architetti vanno realizzando in questi anni, nascita a Firenze nel 1531 e muore nella stessa città nel 1608; sarà colui che realizzerà alcune delle opere più fantasiose di architettura, che possono anche essere soltanto elementi architettonici che lui inserisce all'interno di architetture preesistenti.

Opere analizzate:

Bartolomeo Ammannati e Palazzo Pitti (1558-1570)


Nasce a Settignano (nei pressi di Firenze) nel 1511 e muore a Firenze nel 1592, ebbe contatti con Michelangelo Buonarroti del quale realizzò la scala del ricetto della biblioteca laurenziana ed operò come architetto esclusivamente sotto Cosimo I e suo figlio Ferdinando. Di importante realizzò proprio palazzo Pitti (1558-1570; nel momento in cui Cosimo sposa Eleonora di Toledo, figlia del re di Spagna, non voleva abitare palazzo della signoria quindi decide di comprare da Luca Pitti il suo palazzo e decide di ricostruirlo facendolo diventare la sua reggia), originariamente il palazzo era molto modesto ma in seguito all'intervento di Ammannati venne ampliato nelle sue ali (anche se poi nell’800 venne notevolmente ampliato). L'originario palazzo acquistato da Eleonora da Luca Pitti (uno ricco mercante fiorentino), che si caratterizzava per una posizione abbastanza sopraelevata (su una collinetta rispetto al territorio pianeggiante della città), ma che soprattutto alle spalle beneficiava di una grande area verde che non aveva ancora assunto un ruolo di giardino (quella che poi diventerà il giardino di Boboli).
Ammannati ebbe un breve periodo di formazione anche a Venezia con Jacopo Sansovino (architetto toscano), tanto è vero che il prospetto sul giardino di palazzo Pitti richiamo a un'architettura presente in laguna e che è opera di Sansovino, ossia la Zecca. 
L'intervento di Ammannati consistette fondamentalmente nell'ampiamento generale di questo primo nucleo del palazzo con la costruzione di due grandi ali a configurare una planimetria ad U, di conseguenza la costituzione di un cortile centrale di onore e la trasformazione completa del nucleo originario del palazzo (seguendo un preciso ordine nella costruzione degli ambienti per consentire alla famiglia iniziare subito a vivere nel palazzo).

Per quanto riguarda le trasformazioni del prospetto esterno Bartolomeo interviene al piano terreno chiudendo i due portoni laterali all'ingresso principale (al loro posto viene inserita una finestra inginocchiato, prima volta dopo Michelangelo) ed allargando le finestrelle tra i portoni; per quello che riguarda i piani sovrastanti Bartolomeo chiude le aperture che si trovano al di sopra del portale d'ingresso per poi aprire delle finestre più “moderne”.
La parte retrostante si stabilisce un legame molto stretto tra l'architettura e la natura circostante, nel senso che forse per la prima volta si ha una progettazione del verde (si definisce architettonicamente anche il verde), per cui possiamo dire che Ammannati progetta in palazzo Pitti nella stessa misura architettura e paesaggio (cioè immaginando una razionalizzazione degli spazi aperti in funzione dell'architettura e dei percorsi che vuole creare per il sovrano, si studia il verde come luogo dedicato a determinate attività, se vuole rendere il verde alla stregua di un paesaggio urbano ben definito).
Si nota che nel prospetto che da sul giardino è una citazione di quello che è già stato realizzato a Venezia (in particolare alla Zecca), infatti l'elemento innovatore di questa facciata è proprio il trattamento diverso del bugnato, che in qualche modo con l'ordine architettonico da una gerarchia dei diversi piani del palazzo. 
Osserviamo come partendo dall'ordine dorico e passando poi all'ordine ionico ed infine corinzio, la semicolonna progressivamente si libera del bugnato (al piano terreno troviamo un bugnato molto fitto e la colonna si può solo intravedere confondendosi con il bugnato degli archi adiacenti; ai piani successivi tra un elemento di bugnato e l'altro riusciamo a percepire parte del profilo della colonna). Si tratta di un elemento molto destabilizzante per il periodo, ovvero impiegare un ordine architettonico rendendolo equivalente di quasi subordinato ad una decorazione a bugnato (se a Venezia questo tipo di soluzione architettonica serviva ad evidenziare la fortezza della zecca, in questo caso non si sa fino a che punto potesse avere lo stesso senso perché siamo nel retro di un palazzo che si affaccia su un giardino, quindi possiamo immaginare che sia stata una adozione formale da parte di Bartolomeo indicativa di un certo modo di pensare).

Il corridoio vasariano


Si tratta di una struttura aerea che parte dal palazzo della signoria, sovrappassa via della ninna, attraversa gli Uffizi lunghi, attraversa la testata ed il ponte vecchio, si inserisce nel tessuto cittadino fino ad arrivare a palazzo Pitti; come notiamo si tratta di una struttura che si rende evidente alla città (per cui fino a qualche tempo fa si pensava che questo corridoio fosse un passaggio segreto da utilizzare in caso di pericolo, anche se tanto segreto non è, più che altro evita alla sovrano di confondersi con i cittadini e consente un rapido collegamento tra la residenza privata del Signore e il luogo dove svolge il suo potere).
L'unica cosa di che si può dire dal punto di vista architettonico è certamente il fatto che sia un architettura minimalista, scegliendo un linguaggio architettonico non aulico, per cui vediamo un portico costituito da una serie di arcate che si susseguono sul cui asse centrale sono collocate delle piccole finestrelle e nient’altro (per quanto sia un'architettura invasiva cerca di esserlo nemmeno possibile). Ad un certo punto lambisce anche una chiesa da cui è possibile vedere l’apertura del corridoio, permettendo ai regnanti di assistere anche alla messa.